Casa dolce casa...

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view post Posted on 23/2/2011, 19:14
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Jonathan Price

Jonathan arrivò volando a quella che sarebbe stata la sua nuova dimora.
Quando scese da quella strana bici pregò la guardia di dargli la chiave, come gli aveva suggerito la figura incappucciata, e salutò. Si guardò attorno: un meraviglioso ed immenso giardino pieno di alberi in salute e aiuole colorate cigeva quella che sarebbe diventata la sua casa; l' erba era soffice e verde, ogni tanto tra i fili spuntava qualche fiorellino spontaneo, l' atmosfera profumava di primavera e il giardino era incredibilmente grazioso.
Il dottore fece una lunga camminata intorno a quel parco meravoglioso percorrendolo lungo la recinzione, questa consisteva un una staccionata di legno ben verniciata di bianco. Quando si fu stancato di aspettare (Amava infliggersi la dolce tortura della curiosità) si avviò verso la porta rigirandosi la chiave tra le mani, questa era di un metallo scuro e pesante, forse ferro battuto? Fattostà che era finemente lavorata nei particolari dell' impugnatura, c' erano scolpite delle spine, fortunatamente, meditò Jonathan, non erano reali né abbastanza in rilievo per pungere. Arrivò davanti la porta ed esitò, alzò lentamente gli occhi da terra per amplificare la sorpresa, quello che vide fu... Incredibile!
Stonava con la grazia del giardino! I muri erano pieni di crepe, di un bianco sporco, stanco. L' edificio dall' esterno si presentava come un rettangolo con poche e piccole finestre chiuse con delle sbarre di ferro, la porta era di legno grezzo, anche se la serratura era incredibilmente elaborata. Jonathan infilò la chiave tremando, c' era un errore, un tasto rotto in quel pianoforte, la sua mente, fino a qualche momento prima dolcemente annebbiata, si schiarì per una frazione di secondo riversando sull' uomo un' onda anomala di pensieri. Il medico si accasciò a terra portandosi le mani alla testa, un dolore lacerante lo invase del tutto, poi... Scomparve, così come era venuto, e tutto tornò bianco. Spinse la porta allungando un braccio, questa si aprì cigolando in modo cupo, ma Jonathan non aveva la forza di notare certi particolari; si trascinò lungo un corridoio grigio e buio, andò ad intuito e aprì la prima porta che riuscì a trovare: la camera da letto. Ora in questa non c' era un granchè,un letto spoglio con le lenzuola dello stesso bianco ingrigito dei muri di cui era fatta la casa, in un angolo c' era un tavolo di metallo ed uno sgabello girevole, tondo e bianco. Non stette neanche ad osservare la stanza, si buttò sul letto ancora vestito, strinse le lenzuola tra le mani e cedette al richiamo di Morpheo. In sogno si fece le domande che avrebbe dovuto farsi da sveglio
Se tutti i miei effetti personali dovrebbero già essere stati sistemati qui come mai questa casa è così vuota? Forse non avevo una casa? Forse non potevo averne una? O non volevo? E cosa è stato prima a farmi sentire così male?
Ma qualora si fosse svegliato non avrebbe ricordato nulla...
 
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